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Nuove analisi per la ricerca di contaminanti nel vino

Le PFAS (sostanze perfluoro alchiliche) sono composti organici fluorurati che vengono largamente utilizzate per la fabbricazione di un amplissimo ventaglio di prodotti quali – a solo titolo di esempio – imballaggi alimentari idro- e lipo-repellenti, padelle antiaderenti, ecc. Le PFAS costituiscono un serio problema per le acque sotterranee, ed a causa della loro persistenza continuano a residuare nell’ambiente determinando potenzialmente un pericolo per la salute per moltissimi anni.

L’uomo può risultare esposto alle PFAS in vari modi, per esempio ingerendo i cibi e le bevande in cui tali sostanze sono presenti più frequentemente: acqua potabile, pesce, frutta, uova e prodotti a base di uova. Seppure al momento non siano in vigore limiti massimi al loro contenuto negli alimenti, l’EFSA nel 2020 ha stabilito, per le PFAS che si accumulano nell’ organismo umano, una nuova soglia di sicurezza: la dose settimanale tollerabile di gruppo (DST) è di 4,4 ng/kg di peso corporeo. I quattro PFAS su cui si è incentrata la valutazione dell’EFSA sono l’acido perfluoro-ottanoico (PFOA), l’acido perfluoro-ottansulfonico (PFOS), l’acido perfluoro-nonanoico (PFNA) e l’acido perfluoro-esan sulfonico (PFHxS).

ISVEA ha reso disponibile ai propri clienti l’analisi delle PFAS nel vino: con la configurazione attuale vengono determinate ben 17 diverse molecole a soglie di poche decine di ng/L, comprendenti le quattro oggetto di valutazione da parte dell’EFSA richiamate in precedenza.

Posted in news by Isvea-Srl